Intervista a Valerio Evangelisti


di SIMONE BEDETTI

Nicholas Eymerich è tornato. Lo spietato inquisitore, il crudele interprete della volontà di un Dio inflessibile e impietoso, il geniale personaggio partorito dalla fervida immaginazione di Valerio Evangelisti vive un’altra avventura editoriale, la quarta, ne Il mistero dell’inquisitore Eymerich (Mondadori).
Ancora una volta, nel corso delle sue missioni punitive nell’Europa del XIV secolo, si trova ad affrontare agghiaccianti mutazioni e sconvolgenti segreti, tali da condizionare la storia futura dell’umanità. Evangelisti ci racconta il nuovo episodio della sua grandguignolesca e crepuscolare epopea.

Bene, Evangelisti, raccontaci l’evoluzione, se c’è stata, dell’inquisitore medievale Nicholas Eymerch in questa nuova puntata delle sue avventure fantascientifiche.

Nella biografia immaginaria che vado componendo, questo Il mistero dell’inquisitore Eymerich è il secondo romanzo. E’ infatti ambientato nel 1354, e viene subito dopo Nicholas Eymerich, inquisitore, che si svolgeva nel 1352. Rispetto a vicende più tarde, come Le catene di Eymerich, situato dieci anni dopo, il mio personaggio è meno tormentato, più sicuro di se stesso, e anche per questo persino più crudele. Sono del tutto assenti quei rari momenti di pietà che si trovano sia ne Le catene di Eymerich che ne Il corpo e il sangue di Eymerich.
Ciò è voluto: intendo fornire di Eymerich un ritratto psicologico attendibile, e dunque in evoluzione con l’età. Il rischio, altrimenti, è quello di cadere nella serialità di basso livello, con personaggi tanto granitici da trasformarsi in macchiette.

Anche questo nuovo romanzo sta riscuotendo un grande successo, tale da entrare anche nelle classifiche dei bestsellers. E’ una conferma di quanto si verificava nella collana “Urania”, il cui successo improvviso fu dovuto soprattutto al passaparola tra i lettori. Come te lo spieghi?

La collana in cui è apparso questo ultimo romanzo, i “Superblues”, è dedicata alla letteratura di genere, e dunque un po’ marginale rispetto alla normale narrativa Mondadori. Ma è vero, il romanzo si vende molto bene: si è ripetuto il miracolo già accaduto con Urania, quando i miei romanzi vendevano 15.000 copie contro le 8-9.000 medie degli altri titoli. Credo di aver proposto qualcosa di nuovo in un campo, la fantascienza, che dà segni di stanchezza. Una formula che miscela storia, thriller, riferimenti colti e componenti fantastiche, capace di attirare lettori diversi e più numerosi di quelli che costituiscono lo “zoccolo duro” della science fiction. Il passaparola è dunque vitale, e paga più di ogni altro sistema di promozione.

Il personaggio Nicholas Eymerich è, insieme all’avvincente costruzione narrativa, l’elemento più importante della formula alchemica che costituisce i tuoi romanzi. Come è nato San Malvagio ormai entrato nel cuore di migliaia di lettori?

Mi sono imbattuto per puro caso nel personaggio storico di Nicholas Eymerich, in un periodo in cui aiutavo uno psicoterapeuta a redigere un manuale sulle diverse personalità e le loro patologie. Il carattere “schizoide” mi aveva colpito perché io stesso ne possiedo dei tratti. Ho avuto quindi tra le mani, simultaneamente, l’identità del mio personaggio e la sua psicologia. Intendevo impiegare Eymerich in un romanzo horror, ma la mia scarsa propensione per il soprannaturale mi ha poi indotto a dare vita a un ciclo fantascientifico, anche se contaminato da altri filoni della letteratura popolare e di suspence. Credo che Eymerich piaccia tanto in primo luogo perché è vero, credibile, tanto che anche la sua ferocia ha qualcosa di umano. Inoltre è un personaggio complesso, pieno di ombre, in cui convivono il bene e il male, benché sia quest’ultimo a prevalere. Va poi detto che la cattiveria di Eymerich ha sempre qualcosa di grande, mai di meschino. In fondo è a suo modo un idealista e questo, in tempi di “grande freddo”, fa presa sui lettori, che finiscono per trovarlo addirittura simpatico e per parteggiare per lui.

I tuoi romanzi si propongono come letteratura popolare ma nascondono un lavoro decisamente “colto”, che assimila i meccanismi narrativi delle “macchine da bestsellers” statunitensi come Follett o Crichton e li adatta alla storia e al carattere europei e italiani. E’ una formula che può portare all’affermazione della letteratura di genere in Italia?

Credo di sì. Io cerco di intrattenere un lettore intelligente in maniera intelligente, introducendo nella letteratura di genere sollecitazioni e spunti di riflessione che i pregiudizi dominanti in campo culturale vorrebbero negarle. Da quando la narrativa popolare si è convertita all’intelligenza, e ha cominciato a trattare in modo “americano”, temi profondamente europei oppure universali, le pareti del ghetto che la rinchiudevano sono caduti come per incanto, e i lettori hanno reagito con entusiasmo.

I segnali sono comunque positivi. “Urania” intensifica la produzione di sfx italiana e altre case editrici tradizionalmente “esterofile” seguono a ruota questa nuova tendenza. Si è finalmente piantato un seme benefico che metterà radici profonde o è solo un fenomeno casuale e limitato?

Seppure a fatica, questo paese sta diventando meno provinciale. Di questo nuovo clima sta beneficiando anche la fantascienza italiana. fino a poco tempo fa gli scrittori di sfx oscillavano tra i poli solo in apparenza contrapposti del disimpegno totale o, viceversa, dell’imitazione maldestra dei canoni stilistici della cosiddetta “letteratura alta”. Si aveva così una produzione in cui il futile si alternava al noioso, respinta dai lettori e, di conseguenza, dagli editori non marginali. Le cose stanno cambiando, anche perché chi scrive riflette almeno in parte ciò che legge. No, non penso che si tornerà indietro.

Chi è VALERIO EVANGELISTI
Valerio Evangelisti è nato a Bologna nel 1952. Ha pubblicato per lungo tempo articoli e saggi di storia, tra cui “Storia del Partito Socialista Rivoluzionario, 1881-1893” (Cappelli, 1981), “Il galletto rosso. Precariato e conflitto di classe in Emilia Romagna, 1880-1980” (Marsilio, 1982), “Sinistre Eretiche. Dalla Banda Bonnot al sandinismo” (SugarCo, 1985), poi si è dedicato interamente alla narrativa. Nel 1994 il suo primo romanzo, “Nicholas Eymerich, inquisitore”, ha vinto il Premio Urania. Sono seguiti “Le catene di Eymerich” (1995), “Il corpo e il sangue di Eymerich” (1996), pubblicati entrambi nella collana Urania, e “Il mistero dell’inquisitore Eymerich” (1996) pubblicato nella collana Superblues della Mondadori.


This page hosted by GeoCities